Riflessioni, principalmente, autocritiche!
Sono il primo
ad interrogarmi sul perché l’MLS non sia, ancora, lo standard operativo nel
nostro paese e trovo coerente e costruttivo condividere qualche riflessione.
Parto dal
dire, una cosa semplice, che se un processo o un’idea non passano:
Sono
inadeguati al contesto,
Sono
obsoleti,
Non
si è trovata la giusta chiave di presentazione.
Un’ultima
premessa prima di arrivare ai punti, i
cambiamenti importanti necessitano di naturali tempi di maturazione, che spesso
stridono con le necessità commerciali dei produttori di servizi. Anche se oggi
è tutto più veloce e dinamico, grazie ad
internet ed alle nuove tecnologie, i “tempi di assorbimento” vanno sempre messi
in conto!
Sono
inadeguati al contesto:
Mi viene difficile pensare che un modello improntato all’efficacia ed al
l'efficienza del servizio offerto al cliente sia inadeguato.
In un momento in cui l’unica assicurazione di continuità professionale e
è legata proprio alla qualificazione ed all’utilità del servizio offerto, trovo alquanto evidente il beneficio che
derivante dalla collaborazione tra professionisti finalizzato alla
soddisfazione delle esigenze del consumatore.
Mi auguro che non ci siano dubbi sul fatto che quello che era utile al
cliente qualche anno fa, oggi è quantomeno cambiato o ampliato.
Quindi
sostengo che ancora oggi il concetto di collaborazione che aumenta la
percezione di efficienza ed efficacia da parte del cliente è ancora adeguato al
contesto attuale.
Sono
obsoleti:
(bisogna valutare anche questo visto parliamo di un modello di lavoro
che oramai ha oltre 100 anni di storia):
Cosa facciamo quando collaboriamo? ...ci scambiamo dati ed informazioni.
Ieri si faceva a mano, poi si è passati ad un supporto cartaceo magari
utilizzando un fax, ancora dopo si è passati al computer ed ai primi listing connessi in rete che hanno reso tutto
più veloce ....sino ad arrivare ad oggi
che i dati essendo on Line ed in Rete sono ancora più facilmente accessibili anche
attraverso strumenti di sharing.
Ed ecco il primo punto sul quale volevo soffermarmi e sul quale si
basa la prima parte del processo di autocritica.
Gli strumenti sono il fulcro o il mezzo???
Gli strumenti sono strumenti.
Sono facilitatori dell’attività, che aumentano l’efficienza e riducono i
tempi di lavorazione.
Che essi gestionali, crm o sharing, sono attrezzi “fondamentali” senza i
quali oggi lo scambio e la conoscenza dei dati sarebbe indisponibile, inaccessibile
/ o obsoleta.
Mi auguro che non ci siano dubbi sul valore fondamentale che costituisca
avere i dati e poterli “lavorare”
Quindi oggi mi sento di affermare che la collaborazione è più che mai
attuale e che gli strumenti sono il mezzo facilitatore ma non il fulcro!
Non
si è trovata la giusta chiave per “popolarizzarlo”:
Mi chiedo: se il tema è adeguato
ed abbiamo detto che non è obsoleto e fuori tempo ( anzi oggi abbiamo anche più
strumenti utilizzabili) ...perché non siamo riusciti a renderlo diffuso?
È questo secondo punto quello forse
più importante su cui si basa la mia
autocritica, ed è anche quello sul quale maggiormente vorrei confrontarmi con i
lettori.
Ormai da quindici anni, mi occupo di diffondere la cultura della
collaborazione, collaborando a progetti o creandone altri e oggi, quando mi
interrogo, mi balza sempre più agli occhi un grossolano errore che ho commesso
in questi anni (passatemi il termine perché forse errore non è la parola
giusta, ci potrebbe stare incoerenza o qualcosa altro).
Benché avessi sempre sostenuto che la
collaborazione o l’MLS, fossero un metodo di lavoro e non uno strumento sono
sempre partito dallo strumento.
Solo ultimamente mi sono avvicinato all’ottica
già un po' più ampia che svincolava dal singolo strumento, iniziando a parlare
di aggregazione di strumenti ma...
arrivò al punto:
Un modello professionale comprende tante cose :
· “visione” del servizio (da evolvere
continuamente, per poter rimanere competitivo),
· “strumenti” e tecnologie (sempre in
evoluzione),
· “Etica Professionale” (in costante
aggiornamento)
In merito all’etica professionale Immagino cosa stiate pensando, (perché
è quello che dicevo e pensavo anch’io ) ...il mio gestionale o il mio MLS o
altri ha già un codice Deontologico al
quale fare riferimento.
In
realtà, spesso il riferimento è indirizzato a qualcosa già datato o non
specifico per il mondo della collaborazione non fosse altro perché i
riferimenti giuridici a cui, naturalmente, fanno riferimento sono quelli della
mediazione e della 39/89 che già di suo non è proprio “approfondita” in termini
di pluralità di mediatori
Nei paesi dove la collaborazione è ampiamente diffusa ed è lo standard
operativo, non è lo strumento ad essere “monopolizzante” ma il Codice Etico.
Ed è per questo che con Luca Gramaccioni ed Antonello Malgieri, che
masticano le lingue molto meglio di me e con i quali sto condividendo il
progetto CRS, ci siamo presi la briga di tradurre ed italianizzare il “Code of
Ethics” della NAR Americana.
In America NAR & Realtor costruiscono tutto il processo intorno al Codice
Etico, aggiornandolo costantemente, ne esce una nuova versione ogni anno
corredata a sostegno da nuove casistiche e aggiornamenti formativi.
Bisogna poi fare attenzione a non confondere le “Regole di un Mls” con il “Codice
Etico” ed i suoi Standard Operativi (Standard of Practice) perchè:
- mentre le regole di un MLS forniscono le istruzioni
per utilizzarlo con i limiti imposti
dalle procedure utilizzate per lo scambio e l'utilizzo di dati (MLS Handbook di
Nar sono 168 pagine!),
- nel Codice Etico l'unico limite sono i propri
comportamenti: o vuoi aderire oppure no. Non c'è nessuno che ti blocca, ci sei
solo tu. Dovrebbe illustrare i comportamenti cui l'agente immobiliare deve attenersi, in generale nell'ordinario svolgersi delle sue funzioni e sui comportamenti che incidono sull'operatività quotidiana, sul come le informazioni vengono prese o fornite ai clienti, sulle scelte di rappresentare o meno le parti in gioco e così via.
Quindi:
- Le Regole MLS "potranno essere" proprietarie e "diverse" per ogni MLS,
- Il Codice Etico, altresì, dovrebbe essere Unico, Istituzionale, Condiviso. (sarebbe ad esempio auspicabile nel nostro paese che fosse oggetto di Consulta Interassociativa) illustra i comportamenti cui deve attenersi, in
generale, un agente immobiliare nell'ordinario svolgersi delle sue funzioni e
questi comportamenti incidono sull'operatività quotidiana, sul come le
informazioni vengono prese o fornite ai
clienti, sulle scelte di rappresentare o meno le parti in gioco e così via. Ne consegue che se
fai parte di un’Associazione (o di una di quelle rappresentate nella Consulta Interassociativa che potrebbe rappresentare la nostra versione della NAR) che adotta uno specifico Codice Etico, ti obblighi quindi a condividere
alcuni specifici principi operativi.
Una buona idea, a mio parere, è cominciare a prendere confidenza con un
modello consolidato e notoriamente molto
funzionale.
Perché partire da un modello straniero?
Perché contiene un’esperienza centenaria basata su casistiche
consolidate e assolutamente attuali,
pratiche e legate al mercato reale.
Certo, la relativa giurisprudenza, le regole e la cultura sono diverse (da
qui la necessità della nostra italianizzazione) e proprio per questo dovremmo utilizzarlo come base di partenza da cui
prendere stimoli e spunti senza la necessità di doverlo per forza copiare ma continuando a contestualizzarlo al
nostro mercato ed alla nostra realtà.
Tutti insieme.
Raffaele Racioppi